Proprio come sta facendo per il turismo, la nuova serie di Hbo sul disastro nucleare di Chernobyl ha acceso i riflettori su chi vive tuttora nell’area rossa: centinaia di cani e gatti randagi, discendenti di quegli esemplari che nel 1986 vivevano con le loro famiglie non lontano dalla centrale ucraina.
E’ dal 10 maggio 2017 che su GoFundMe è attiva una raccolta fondi per salvare i cani di Chernobyl. E in questo ultimo periodo, proprio grazie alla serie tv, le donazioni sono sensibilmente aumentate, arrivando a superare i 65 mila dollari, circa 58 mila euro. Fondi che verranno utilizzati dal Clean Futures Fund per fornire assistenza medica ai randagi che vivono nell’area.
I cani vengono «trattati per avvelenamento da radiazioni, nonché vaccinati contro la rabbia e sterilizzati», in attesa di trovare una famiglia che voglia adottarli. Dal 2017, l’ente no profit ha trattato oltre 850 cani e gatti randagi mentre lo scorso anno è riuscito a trovare casa a quaranta cuccioli in altrettante famiglie di tutto il mondo. Adozioni che ora – almeno, si spera – il film possa in qualche modo incentivare: i cuccioli, infatti, mostrano livelli molto bassi di radiazioni e dopo una «decontaminazione» con disinfettanti specifici possono essere accolti in casa senza alcun pericolo.
«Quando migliaia di persone furono costrette ad evacuare Chernobyl nel 1986, furono autorizzati a prendere solo ciò che potevano trasportare. Gli è stato detto che sarebbero tornati a casa presto, quindi la maggior parte delle persone ha lasciato i loro animali domestici con un po’ di cibo e acqua in più. Sfortunatamente, a queste famiglie non è mai stato permesso di tornare», spiega il Clean Futures Fund.
«Molte persone pensano che oggi Chernobyl sia una terra desolata post-apocalittica, ma ci sono migliaia di lavoratori nella centrale nucleare e altrettanti cani randagi che vivono nelle aree circostanti: oltre il 90 per cento ha fra i tre e i cinque anni e tutti i cuccioli nati in inverno non sopravvivono senza assistenza». La stima attuale è che circa 220 cani vivano nella centrale nucleare e oltre 750 nella zona di alienazione, rendendo così più complicato il loro recupero. Ma la raccolta continua, così come la speranza di poter offrire alle nuove generazioni un futuro migliore.